Beata Umiliana de’ Cerchi terziaria francescana .. (1219- 19 maggio 1246)

1

 Ave lux meridiana, humilis Humiliana / exaltata de hac vana Valle ad Coeli montana, / nostrae pestis plagas sana, Aspera ponens in plana, / contemplatrix et humana, pia dulcis et Spontana, / Salva Regna Christiana. Amen.

Antifona del 19 maggio, Biblioteca di Santa Croce Firenze, manoscritto 

 〉vai

Martyrologium

I santi (e i beati) si celebrano, tradizionalmente, nel loro dies natalis vale a dire il giorno della loro morte terrena o, meglio, del loro ingresso nella gloria dei cieli. Nei cataloghi dei martiri, o Martirologi, i santi e i beati sono disposti secondo l’ordine delle loro feste quindi, generalmente, del loro dies natalis.

Stando all’etimologia, l’Enciclopedia Cattolica definisce i Martirologi narrazioni riguardanti i martiri specificando che, con il tempo, vi rientrarono anche i santi non martirizzati e, in più, ogni celebrazione liturgica a data fissa.

img_20190401_110722

Questi speciali cataloghi si distinguono in generali, dal 1580 conosciuti con il nome di Martyrologium Romanum, e locali, più delimitati. Il cosiddetto Martirologio francescano compilato da père Arthur du Monstier nel 1638 (Paris, 1638, 1653₂), rientra nella seconda categoria. Tradotto e riveduto per essere ripubblicato dalla Tipografia poliglotta vaticana nel 1946, al giorno 19 maggio si può leggere:

In Firenze, la Beata Umiliana dei Cerchi, Vedova del Terz’Ordine, insigne per la virtù dell’astinenza e della pazienza, come pure per i miracoli, il cui culto fu approvato dal Sommo Pontefice Innocenzo XII.

Un culto

francescano

2-albero-cerchi-da-brocchi
Particolare dell’albero genealogico di famiglia dei Cerchi tratto da: Vite de’ santi e beati fiorentini scritte dal dottor Giuseppe Maria Brocchi sacerdote e accademico fiorentino protonotario apostolico, e rettore del seminario di Firenze .. . In Firenze: nella stamperia di Gaetano Albizzini, 1742.
 
Da erudito quale era, il Brocchi ripropone l’albero della famiglia De’ Cerchi dal XII al 1740.

Il Martirologio ci informa dell’appartenenza della beata Umiliana (sebbene il suo nome fosse stato in principio Emiliana) a l’antica nobile famiglia dei Cerchi, giunta a Firenze dal contado nella prima metà del XIII secolo (in particolare dal castello di Acone, nei pressi di Pontassieve), dato i ben consolidati rapporti tra aristocrazia rurale e città.

I Cerchi si distinguevano per il commercio e le attività finanziarie ed erano una delle più ricche famiglie di Firenze. Più tardi, sul finire del Duecento, sarebbero stati ricordati per la loro rivalità con la famiglia dei Donati che avrebbe portato alla nascita di due nuove fazioni opposte a Firenze: quella dei guelfi neri, capitanati dai Donati che sostenevano l’oligarchia nobiliare cittadina e appoggiavano Bonifacio VIII, quella dei guelfi bianchi, capitanati dai Cerchi, più moderati, di cui facevano parte anche Dante Alighieri e Dino Compagni.

La dipartita dei guelfi bianchi, in seguito alla loro sconfitta, sebbene di breve durata, non avrebbe permesso ai Cerchi di tornare ai ‘fasti’ del primo periodo: allora, infatti, era stato possibile mettere in atto accordi economici come quello che aveva costretto la giovane Umiliana a maritarsi con un tessitore di panni (ben nota la lavorazione della lana come principale volano dell’economia fiorentina a partire dal Duecento), ma rozzo nei costumi e con uno smodato amore per il guadagno. Lei, invece, giovane donna benestante, aveva sentito di avere una vocazione, sfortunatamente avvilita da una vita, da un matrimonio, che qualcun altro aveva scelto per lei. La sua nota conversio, da sposata, rispondeva al frustrato desiderio di entrare in una comunità monastica: nello specifico quella fiorentina delle monache note come paupers dominae, o Damianite (le prime Clarisse a Firenze), di Santa Maria di Monticelli, comunità riconosciuta fin dal 1219.

La giovane sposa escogitava di privarsi dei cibi migliori, e delle stoffe preziose, per farne dono ai poveri; sollecitava le giovani domestiche, delle famiglie più agiate, a portar loro le elemosine e, tra i poveri, sceglieva di aiutare i più emarginati (Gesù e la peccatrice, Lc 7, 36-50). Non solo, Umiliana si mostrava anche pellegrina recandosi nei luoghi di devozione e confezionando, con le stoffe del marito, i paramenti sacri per le chiese che visitava.

 5
Silvano Razzi, <1527-1611>
Vite de’ santi, e beati toscani, de’ quali infino à hoggi comunemente si ha cognizione. Raccolte, e parte ancora, ò scritte, ò volgarizzate dal padre abate don Siluano Razzi Camald. … In Fiorenza: per gli eredi di Iacopo Giunti, 1593.

Probabilmente il comportamento della giovane doveva apparire distante dall’etica economica familiare della classe sociale dei mercanti, giacché arrivavano ingiurie, addirittura percosse, sia dal marito sia dai parenti, quando le sue attività caritatevoli erano svelate; impertinenze alle quali lei rispondeva perseverando: Beati quelli che sono perseguitati per la giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Mt 5,10-11). Così facendo, Umiliana contrapponeva al puro profitto il Vangelo, vale a dire i valori umani e spirituali.

Non a caso il Martirologio francescano ci rende edotti su due virtù morali di Umiliana che hanno contribuito a decretarne il culto: essa si rivela insigne, degna della più alta considerazione, oltre che per la virtù dell’astinenza, per quella della pazienza: .. Io ti dico che, se avrò avuto pazienza e non mi sarò inquietato, in questo è vera letizia e vera virtù e la salvezza dell’anima, dice s. Francesco a frate Leone (De vera laetitia, in Fonti francescane  2004, 278).

4
Il Leggendario .. di Benedetto Mazzara <1692>.
Leggendario francescano overo Istorie de santi e beati, venerabili, ed altri uomini illustri, che fiorirono nelle tre Ordini istituiti dal serafico padre san Francesco .. Tomo quinto. In cui si riferiscono le vite che corrono nel mese di maggio. In Venezia: per Domenico Lovisa, 1722.
Nel tomo I, stampato nel 1721, segue l’occhietto l’antiporta calcografica incisa da suor Isabella Piccini raffigurante la gloria dei santi francescani.

La perseveranza nella penitenza e nell’esercizio delle opere di misericordia, avvicinava Umiliana al movimento laico dei cosiddetti Penitenti (definiti a Firenze anche Pinzocheri) che praticavano opere di penitenza corporale, quali il digiuno, la flagellatio, il pellegrinaggio e a cui era riconosciuto un ruolo rilevante nell’esercizio delle opere di misericordia. Vincolati da legami civili, i Penitenti si proponevano di conciliare lavoro e vita familiare con la pratica dell’ideale evangelico. Questi gruppi di ‘religiosi laici’ s’ispiravano a san Francesco che, laico, aveva incentrato la sua fraternitas sulla penitenza e fondato un Ordine della penitenza (il Terz’Ordine, oggi OFS, Ordine francescano secolare). Lo dimostra la frequentazione di Umiliana del francescano Michele degli Alberti,  suo confessore e guida spirituale conosciuto, con ogni probabilità, presso il convento di Santa Maria in San Gallo, prima residenza dei Francescani a Firenze.

3

Rimasta vedova, obbligata a lasciare le figlie alla famiglia del marito (come volevano le regole del tempo), Umiliana si rifiutava di diventare nuovamente ‘merce di scambio’ nell’ambito di un nuovo accordo economico matrimoniale, scegliendo, questa volta, di seguire le proprie potenzialità.

Defraudata dal padre della propria dote (e con l’inganno), proprio per questa sua scelta, la giovane vedova si rassegnava a conoscere anche tra i suoi congiunti la preminenza dei beni materiali sui valori affettivi. Pertanto, ritiratasi nella stanza più alta di un palazzo di famiglia, luogo di ‘confino’ (sembra nel Popolo di San Martino al Vescovo, lo stesso di Dante Alighieri), prendeva la decisione di sganciarsi dai propri affetti, ma solo per aprirsi a un amore più assoluto.

La piccola stanza, che lasciava per recarsi alle funzioni religiose o per piccoli pellegrinaggi (impegno penitenziale sostanzialmente diverso da quello delle famose “murate vive”), si trasformava in uno spazio nel quale essa stessa diveniva ‘dono’ per gli altri, dispensando consigli e pregando per coloro che si affidavano a Dio, in un itinerario mistico nel quale non mancarono miracoli e .. vessazioni diaboliche .. .

6

Ippolito da Firenze <XIII sec.>, Miracula intra triennium ab obitu parata, in Acta Sancorum, IV, Maii, Antverpiae 1685, p. 403-407.

Il Martirologio francescano sintetizza la nuova condizione di Umiliana con l’espressione Vedova ‘del Terz’Ordine’, ovvero dei Penitenti, sottoposti alla ‘vigilanza’ dei Francescani in un’ottica anti catara e di aggregazione del movimento nell’ambito del Terz’Ordine (i termini diventeranno sinonimi). Ciò forse avveniva dopo aver indossato, per interessamento di fra Michele degli Alberti, un abito semi-religioso, simbolo della sua personale vittoria sul mondo senza ‘fuggire’ dal mondo.

Tant’è che il gruppo di pie donne che seguivano Umiliana, non avrebbe dato vita a un monastero damianita (sul modello delle Clarisse), bensì a una comunità (1266) detta delle «Suore della Penitenza» o «Vestite di Santa Croce», note anche come «Pinzochere del Terz’Ordine o della Penitenza», dotate di proprie sedi a settentrione della Chiesa (oggi «Via delle Pinzochere»): «Ven. sorores Pinzochere Tertii Ordinis», così erano ricordate nei documenti a partire da papa Niccolò IV, grazie al quale era approvata ufficialmente (bolla «Supra montem» del 18 agosto 1289) la regola del movimento laicale del Terz’Ordine. Queste religiose laiche indossavano un abito dal tessuto grezzo non tinto, bigio quindi, o «bizzo» da cui il termine «bizzochera» che in seguito sarebbe diventato «pinzochera». Con i lasciti di alcune Pinzochere era fondato anche il «Convento delle pinzochere di Santa Elisabetta in Capitolo» (in seguito monache dei tre voti), ubicato in via San Giuseppe (dove una targa lo ricorda), risalente al 1333 e poi soppresso nel 1810.

eli
Particolare tratto dal Libro di memorie delle suore del Monastero di Santa Elisabetta (1500-1773), conservato presso la Biblioteca di Santa Croce, fondo: Archivio OFMConv.

Umiliana moriva all’alba del 19 maggio 1246. I suoi resti ben presto rivelavano poteri taumaturgici: .. Come pure per i miracoli (oltre quaranta) ricorda il Martirologio francescano, nel quale si puntualizza che il culto di Umiliana era ufficializzato da papa Innocenzo XII (24 luglio 1694), sebbene oggetto di intensa devozione già dal 1246: già allora il vescovo di Firenze l’aveva indicata come modello di vita ai laici della città, disponendo che i Francescani procedessero a legalizzarne e a pubblicizzarne il culto. Non a caso, per disposizione del vescovo, spinto da un desiderio espresso dagli stessi fedeli, il corpo di Umilana era trasferito sotto il pulpito di S. Croce solo tre mesi dopo la sua morte e in una posizione sopraelevata rispetto al terreno, onore generalmente tributato ai santi .. .

Beatificazione

una storia di libri ..

monumento-funebre-di-urbano-viii-barberini-gian-lorenzo-bernini-1628-1647-basilica-di-san-pietro-roma

Papa Urbano VIII in posizione benedicente, rappresentato sopra il suo sepolcro in San Pietro da Gian Lorenzo Bernini (1628).

Una delle principali informazioni che deve fornire un Martirologio, riguarda il titolo che è stato attribuito al Servo di Dio in seguito al cosiddetto processo di beatificazione, oppure conseguentemente a quello di canonizzazione. Il Martirologio francescano attribuisce a Umiliana il titolo di beata: il processo canonico della beatificazione, si distingue da quello della canonizzazione giacché conduce a un culto permissivo, vale a dire limitato e non esteso a tutta la Chiesa. Nei repertori, alla voce beatificazione, si legge che essa è un atto con il quale il Pontefice permette che un Servo di Dio sia pubblicamente venerato con il titolo di beato o in una determinata regione, o in una diocesi, oppure in una città, finanche solo famiglia religiosa.

img_20190419_171115

Trascrizione di alcuni documenti riguardanti il processo di canonizzazione del 1625 (Acta Sanctorum, IV, Maii, Antverpiae, 1685)

Nel Seicento, per interessamento della famiglia de’ Cerchi, si appoggiava e si otteneva la beatificazione di Umiliana, vale a dire il riconoscimento ufficiale del suo culto, attraverso due processi (nel 1625 e poi nel 1690) che si esaurivano con la concessione dell’Ufficio e messa con rito semplice (1694) nella città e diocesi di Firenze.

Il Seicento è caratterizzato da una ripresa del culto di Umiliana in diretto rapporto con un avvenimento di grande importanza per la storia della Chiesa romana: i decreti emanati da Urbano VIII (1625), con cui erano fissati i criteri per arrivare alla canonizzazione dei santi. Da questo momento in poi il culto pubblico poteva essere riservato solo a coloro la cui figura, e i cui miracoli, fossero stati sottoposti a un regolare processo.

Questa procedura, sebbene lunga, ha avuto il merito di aver raccolto una considerevole quantità di materiale documentario riguardante Umiliana de’ Cerchi (testimonianze agiografiche, archivistiche, letterarie, artistiche), finalizzato a sostenere la validità del culto, che oggi ci consente di conoscere dati fondamentali della sua vita (e di tutto quello che è in stretto rapporto con la sua figura).

7
Cionacci Francesco <1633-1714>, Vita della Beata Vmiliana de’Cerchi vedoua fiorentina del Terz’Ordine di San Francesco. In Firenze: per Santi Franchi al segno della Passione, 1682.
L’incisione si basa sul ritratto di Umiliana attribuito a Giotto (o alla sua scuola) e ritrovato nella sepoltura della beata nel Cinquecento.

Non a caso la pubblicazione della prima biografia di Umiliana risale al Seicento, in particolare al 1682, commissionata da Alessandro de’ Cerchi a Francesco Cionacci. Non solo, nel 1685 era pubblicata dai Bollandisti, negli Acta Sanctorum  (Acta Sancorum, IV, Maii, Antverpiae 1685), la vita di Umiliana scritta da Vito da Cortona con fra Michele degli Alberti (entrambi l’avevano conosciuta), con l’aggiunta dei suoi miracoli, descritti da frate Ippolito da Firenze.

La copia più antica della vita della beata Umiliana è contenuta nel ms. Laurenziano pluteo XXVII destro, cod. XI della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze: si tratta proprio della vita pubblicata negli Acta Sanctorum con il titolo Vita auctore Vito Cortonensi coaevo, Ordinis Minorum alla quale, sempre negli Acta, seguono i Miracula di Ippolito da Firenze, un compendio della vita e un’altra vita scritta da Raffaele Maffei da Volterra (1451-1522), scriptor apostolicus sotto papa Paolo II, più altri documenti riguardanti il processo di canonizzazione. Il tutto è preceduto dal Commentarius de B. Aemiliana seu Humiliana:  i testi riportati dai Bollandisti, infatti, erano corredati da dei commentari che affrontavano le questioni riguardanti la natura dei documenti stessi, studiati quindi con rigore filologico. Questo particolare aspetto determinava il carattere scientifico degli Acta Sanctorum il cui primo volume era uscito, ad Anversa, nel 1643.

9

Dalle vite in latino saranno successivamente realizzati dei volgarizzamenti, tra i più noti quello trecentesco riscoperto e pubblicato dal canonico Domenico Moreni nel 1827 (Leggenda della beata Umiliana de’ Cerchi). Sempre nel Trecento, un  francescano, Bartolomeo da Pisa da Rinonici che a Firenze aveva assolto in Santa Croce, presso lo Studio generale dell’Ordine, la funzione di lettore, ricordava Umilana (domina Humiliana) nella sua opera migliore (composta tra il 1385 e il 1390): quel De conformitate vitae B. Francisci ad vitam Domini Iesu che presenta al Capitolo generale di Assisi nel 1399 e in cui mira a far conoscere la spiritualità francescana, cristocentrica e conforme al Cristo. L’imitatio Christi praticato da Umiliana, descritto da Vito da Cortona (quando Tommaso da Celano scriveva la Vita Secunda), aderiva perfettamente a questo pensiero.

14
Acta Sanctorum, IV, Maii, Antverpiae, 1685, frontespizio

Spesso le biografie della beata Umiliana sono introdotte da una incisione raffigurante un suo ritratto, capostipite della quale è quella eseguita, nel 1673, da Albert Clouwet (incisore di Anversa) e ricavata da un disegno di Filippo Baldinucci a sua volta ispirato al ritratto della beata ritrovato nel suo sepolcro dopo la piena del 1557 (secondo una ipotesi a sostituire la testa) e attribuito alla scuola di Giotto. Il medesimo ritratto dava origine anche alle varie immagini, in gesso e in bronzo, eseguite in occasione del processo di beatificazione.

8
Acta Sanctorum, IV Maii, Antverpiae, 1685.
Il Commentarius de B. Aemiliana seu Humiliana con il ritratto di Umiliana eseguito da père Philibert Bouttats.

Per iniziativa della famiglia de’ Cerchi, si raccoglieva un materiale dai non pochi pregi, anche perché erano garantite ai posteri ricerche e considerazioni serie, notevoli non solo per la quantità, ma anche per l’approfondimento e per l’impegno nel definire la verità.

Tra le fonti, disponiamo anche dell’archivio stesso della famiglia Cerchi (Giugni Canigiani de’ Cerchi, famiglia) donato all’Archivio di Stato di Firenze nel 1892 dal marchese Vieri Giugni Canigani de’ Cerchi e nel 1986, con un nuovo versamento, dagli eredi di Recco Capponi Giugni Canigiani.

img_20190419_172916

Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci .. Umiliana è la seconda da sinistra del registro inferiore, dietro di lei S. Rosa da Viterbo.

Nei primi secoli francescani i Penitenti del Terz’Ordine (che nei diversi campi della religione, delle lettere, delle scienze, avevano reso onore all’Istituto) erano  rappresentati insieme nelle serie dei cosiddetti “Alberi francescani”. Il soggetto, tipicamente francescano, s’ispira al Lignum vitae di Bonaventura da Bagnoregio, nel quale l’antico Albero della vita si univa alla storia della Croce di Cristo.

Soprattutto a partire dal Seicento abbiamo il proliferare di questi “alberi”, contenenti gli esponenti del Terz’Ordine, anche in varie opere a stampa: in particolare ricordiamo la rarissima edizione dell’Epilogus totius Ordinis Seraphici P. S. Francisci di frate Vitale d’Algezira, Cappuccino (Antwepen 1626), conservata a Roma presso il Museo francescano. Un culto che ha avuto il suo apice nella Controriforma del Sei- Settecento.

Qui sopra si riporta un particolare, tratto dall’Albero serafico  (in questo caso rappresentato da un albero maestro di un veliero) a corredo del Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci .. (Romae: ex Typographia S. Michaelis ad Ripam, 1806) di Giovanni Giacinto Sbaraglia (Sbaralea), in cui troviamo notizie del biografo di Umiliana, frate Vito da Cortona. Umiliana è rappresentata accanto a s. Elisabetta d’Ungheria patrona del Terz’Ordine.

 .. e di reliquie

12I resti di Umiliana venivano  traslati nel 1314, nell’ambito dei lavori di ampliamento di Santa Croce, nella cappella gentilizia della famiglia de’ Cerchi, ubicata tra i due chiostri. Sempre nel Trecento (1380), la sua testa era collocata nel busto reliquiario in argento sbalzato e cesellato, in parte dorato, con smalti turchesi, voluto e commissionato dalla famiglia Cerchi per essere posto sopra l’urna contenente le ossa della beata.

Nel busto reliquario Umiliana è ritratta con il vestito tipico delle Pinzochere: indossa infatti un velo, bordato da un semplice «gallone» (nastro), a motivi geometrici, che le scende sulla fronte a coprire il «soggolo», benda tipica dell’abbigliamento femminile medievale e rinascimentale che, passando sotto il mento, avvolgeva il viso e il collo congiungendosi alla sommità del capo. Un velo che incornicia un viso dai tratti regolari nel quale dominano gli occhi rivolti leggermente verso il basso, in segno di umiltà. Le spalle sono ricoperte dal mantello sul quale sono applicati i due scudi con l’arme della famiglia Cerchi (tre cerchi di botte). Sul davanti, a lettere gotiche, è scritto Sancta Humiliana de Circulis. Hoc fecit fieri Iohannes Riccardi de Circulis.

img_20190130_114057
Nel Seicento si decideva di sostituire l’urna contenente le ossa, rinnovata nel 1773, con una consimile ma più elegante, dorata e ricca d’intagli.

Non è noto, di preciso, quando la testa di Umiliana era isolata dal resto del corpo, certo è che le sue spoglie, nel tempo, non erano private solo della testa: almeno cinque frammenti delle sue ossa, dichiarati autentici, saranno accertati in altrettante chiese e case religiose della Diocesi di Firenze, di Fiesole, di Pistoia e Siena. Per le reliquie di Umiliana, inoltre, ad arricchire il corredo interno alla Chiesa di Santa Croce, sappiamo che esistevano altri sette piccoli contenitori a forma di ciborio o di braccio umano femminile, come ci informano alcuni protocolli notarili. Ciò probabilmente avveniva in seguito alla grande alluvione di Firenze del 1557 (e alla successiva ristrutturazione progettata dal Vasari), quando le sacre reliquie erano rimosse dalla citata Cappella Cerchi, trasferite in Chiesa e in diversi reliquari ..conservati con gran riverenza nella cappella della sagrestia di Santa Croce e in altre cappelle (Una lettera.., 1976).

Nel 1671 il busto reliquiario era sottoposto a un restauro: per l’occasione era ripulito con il rifacimento dello smalto che costituiva lo sfondo degli stemmi di un colore più brillante al posto dell’azzurro come, invece, voleva la tradizione araldica. Sempre nel Seicento si decideva anche di sostituire l’urna contenente le ossa, rinnovata nel 1773, con una consimile ma più elegante, dorata e ricca d’intagli. Così composte, le reliquie di Umiliana avevano il privilegio di essere continuamente esposte sopra l’altare maggiore.

A cura della Biblioteca di Santa Croce Firenze,  nell’ambito delle celebrazioni per l’VIII centenario della nascita della beata Umiliana de’ Cerchi  (1219-2019)

Bibliografia Utile

Bartoli Marco, Movimento francescano delle origini e la donna, «Studi francescani», 88 (1991), n. 3-4, p. 379-391.
Bartolomeo da Pisa [da Rinonici, de Rinonichi] (XIV sec.), De conformitate vitae B. Francisci ad vitam D. Iesu, «Analecta franciscana», 4  (1906), p. 361.
Benvenuti Papi Anna, Fonti e problemi per la storia dei Penitenti a Firenze nel sec. XIII, «Collectanea Franciscana», 43 (1973), n. 1-3, p. 279-301.
_ , Umiliana dei Cerchi: nascita di un culto nella Firenze del Dugento, «Studi francescani», 77 (1980), n.  1-2, p. 87-117.
Brocchi Giuseppe Maria <1687-1751>, Vite de’ santi e beati fiorentini, 1. Firenze: nella Stamperia di Gaetano Albizzini, 1742, p. 230-236.
Cionacci Francesco <1633-1714>, Vita della Beata Vmiliana de’Cerchi vedoua fiorentina del Terz’Ordine di San Francesco. In Firenze: per Santi Franchi al segno della Passione, 1682.
Cocci Alfredo, L’antico Ordine francescano della Penitenza, «Collectanea francescana», 64 (1994), n. 1-4, p. 313-325.
Cortese Maria Elena, Signori, castelli, città: l’aristocrazia del territorio fiorentino tra X e XII secolo. Firenze: Leo S. Olschki, 2007.
Davidsohn Robert, Storia di Firenze, 3. Firenze: Sansoni, 1973.
Dizionario degli istituti di perfezione, 6. Milano: Paoline, 1980, voci: Penitenti; Pinzochere
Dossier de l’Ordre de la Pénitence au XIII siècle, a cura di Gilles Gerard Meersseman. Fribourg, Suisse: Éditions universitaires, 1961.
Du Monstier Arthur, Martirologio francescano. Roma: Tipografia Poliglotta Vaticana, 1946, p. 147.
Enciclopedia cattolica, 8, a cura dell’ Ente per l’Enciclopedia cattolica e per il libro cattolico, Città del Vaticano. Firenze: G. C. Sansoni, 1952.
Fonti francescane: scritti e biografie di san Francesco d’Assisi, cronache e altre testimonianze del primo secolo francescano, scritti e biografie di santa Chiara d’Assisi, testi normativi dell’Ordine francescano secolare, cura di Ernesto Caroli. Padova: EFR, 2004.
Franco Maria Romana, La beata Umiliana de’ Cerchi. Roma: Leberit, 1977.
I frati penitenti di s. Francesco nella società del Due e Trecento: atti del 2. Convegno di studi francescani, Roma, 12-13-14 ottobre 1976, a cura di Mariano d’Alatri. Roma: Istituto storico dei Cappuccini, 1977.
Gualtieri Piero, Il Comune di Firenze tra Due e Trecento: partecipazione politica e assetto istituzionale. Firenze: Leo S. Olschki, 2009.
Ippolito da Firenze <XIII sec.>, Miracula intra triennium ab obitu parata. In: Acta Sanctorum Maii, IV. Antverpiae: apud Michaelem Cnobarum, 1685, p. 403-407.
Lazzeri Zeffirino, La beata Umiliana dei Cerchi, «Studi francescani», 7 (1921), n. 2-3, p. 196-206.
La leggenda della Beata Umiliana de’ Cerchi. Firenze: Giulio Giannini & Figlio, 1932.
Mariano da Firenze <+ 1523>, Compendium chronicarum fratrum Minorum, «Archivium Franciscanum historicum», 2 (1909), p. 106, 310.
_ , Il trattato del Terz’ordine o vero Libro come Santo Francesco istituì et ordinò el Tertio Ordine de Frati et Sore di Penitentia et della dignità et perfectione o vero Sanctità Sua, a cura di Massimo Papi,  «Analecta TOR», 18 (1985), p. 446-447, 483.
Mazzara Benedetto, Leggendario francescano overo Istorie de santi, beati, venerabili, ed altri uomini illustri, che fiorirono nelli tre ordini istituiti dal serafico padre san Francesco raccolto, e disposto secondo i giorni de mesi Tomo quinto. In cui si riferiscono le vite che corrono nel mese di maggio. Venezia: per Domenico Lovisa, 1722.
Movimento religioso femminile e francescanesimo nel secolo XIII: atti del VII convegno internazionale, Assisi, 11-13 ottobre 1979, a cura della Società internazionale di studi francescani. Assisi: Santa Maria degli Angeli (Tip. Porziuncola), 1981.
Pecorini Cignoni Arianna, Fondazioni francescane femminili nella Provincia Tusciae del XIII secolo, «Collectanea franciscana», 80 (2010), n. 1-2, p. 181-206.
Plesner Johan, L’emigrazione dalla campagna alla città libera di Firenze nel XIII secolo. Firenze: Francesco Papafava, 1979.
Procacci Ugo, Una lettera del Baldinucci e antiche immagini della beata Umiliana de’ Cerchi, «Antichità viva», 15 (1976), p. 3-10.
Razzi Silvano <1527-1611>, Vite de santi e beati toscani de’ quali infino à hoggi comunemente si ha cognizione. In Fiorenza: per gli eredi di Iacopo Giunti, 1593, p. 295-304.
Il reliquiario di Umiliana: Museo dell’Opera di Santa Croce, Cappella dei Cerchi. Pesaro: Tema, 1991.
Richa Giuseppe <1693-1761>, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, 1. Firenze: nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1754, p. 35-124.
– , Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, 2Firenze: nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1755, p. 150-160.
Sbaraglia Giovanni Giacinto, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci. Romae: ex Typographia S. Michaelis ad Ripam, 1806, p. 690.
Scrittrici mistiche italiane, a cura di Giovanni e Claudio Leonardi. Genova: Marietti, 1988, p. 80-93.
Storini Monica Cristina, Umiliana e il suo biografo. Costruzione di un’agiografia femminile tra XIII e XIV secolo, «Annali di italianistica», 13 (1995), p. 19-39.
Vita della beata Umiliana de’ Cerchi: il primo fiore del Terz’Ordine francescano a Firenze, a cura dei frati Minori Conventuali di Firenze. Firenze: Chiesa di Santa Croce, 1930.
Vito da Cortona <XIII sec.>, Vita auctore Vito Cortonensi coaevo, Ordinis Minorum. In: Acta Sanctorum Maii, IV. Antverpiae: apud Michaelem Cnobarum, 1685, p. 385-403.
Wyngaert Anastaas van den, De Sanctis et beatis Tertii Ordinis iuxta codicem Mariani Florentini,  «Archivium franciscanum historicum», 14 (1921), p. 35.