L’Archivio storico

 

L’Archivio ecclesiatico conservato, e fruibile, presso la Biblioteca di Santa Croce (Firenze, Basilica di Santa Croce) è, per l’esattezza, l’Archivio della Provincia Toscana delle “Ss. Stimmate” dei Frati Minori Conventuali. Esso è ospitato nel Convento di Santa Croce in quanto già sede della Curia Provinciale dell’Ordine.
L’Archivio conserva prevalentemente serie non sempre complete di documenti dal Settecento al Novecento; un certo numero di isolati documenti seicenteschi, e rare carte, perlopiù slegate fra loro, del Cinquecento. Le disomogeneità, è bene dirlo, sono dovute principalmente alle gravi perdite causate dalle Soppressioni: quella di Pietro Leopoldo -1782/1783-, quella napoleonica -1808-, quella del  nuovo Regno d’Italia -1866-. Tutte hanno drammaticamente colpito il Convento di Santa Croce ed il suo patrimonio: in questo caso specifico i documenti d’archivio. Non sarà inopportuno ricordare che i provvedimenti di  soppressione avevano come immediata conseguenza -ma è utile rammentarlo ancora, come motivazione-,  l’incameramento dei beni dei Conventi.
L’Archivio è attualmente oggetto di un attento riordino e di una inventariazione informatizzata. In quanto alla tipologia dei fondi, esso è formato prioritariamente dalla documentazione prodotta o ricevuta dal Padre Provinciale nell’esercizio delle sue funzioni. Principalmente si tratta di materiali archivistici nati dalla vita interna dell’ Odine Conventuale in Toscana. Innanzitutto ‘ordini’,  ‘lettere pastorali’ e circolari informative inviate alle comunità dei conventi. Quindi corrispondenza con  i frati investiti di responsabilità particolari, (Definitori, Custodi, Guardiani, Economi, Maestri dei Novizi etc.), corrispondenza personale con i confratelli, con i frati di altre province, con la Curia Generalizia a Roma.  Bisogna poi citare i materiali legati ai rapporti ufficiali con il ‘mondo esterno’: con le Sacre Congregazioni Pontificie, con gli Ordinari delle Diocesi (Arcivescovi, Vescovi, Vicari), con vari ecclesiastici secolari (monsignori di Curia, canonici, parroci, pievani etc.), con i religiosi di altri ordini. Altra non trascurabile documentazione è dovuta ai rapporti con le autorità civili: cioè le specifiche branche centrali e periferiche del Governo Granducale della Toscana o, dopo l’Unità, dei competenti dicasteri del Governo nazionale.
Non trascurabile, infine, è la parte di Archivio costituita dalle opere manoscritte, cioè dagli studi eruditi di singoli frati. Questi trattati sono ovviamente in  gran parte di argomento teologico, morale, storico-ecclesiastico. Non mancano, tuttavia, opere squisitamente scientifiche, a testimonianza del grande livello culturale e della multiformità degli ingegni dei Padri Conventuali di Toscana.
Importantissima, per la storia dell’Ordine, è la raccolta di notizie sui singoli Conventi toscani  fatta dal Padre Francesco Nuti – non tutti i fascicoli ci sono giunti, purtroppo!-. Databile attorno alla metà del XVII secolo, contiene le serie cronologiche dei frati Maestri in Telogia, dei Guardiani, dei Predicatori, le narrazioni dei fatti notabili del Covento -fondazione, passaggi di San Francesco etc.-, la descrizione di conventi e chiese. Per queste ultime, ad esempio, vi si trova la citazione di altari, titoli, opere d’arte, reliquie: una testimonianza puntuale di valore incalcolabile per la storia dell’arte e per la storia locale tout court .
 Nell’archivio storico della Provincia Toscana è confluita, inoltre la documentazione storica di numerosi Conventi
Innanzitutto di quello di Santa Croce, in qualche modo consustanziale alla Provincia, poi dei Conventi chiusi o soppressi -laddove i frati sono riusciti nel recupero-, infine dei conventi ancora esistenti ma che hanno versato i propri archivi alla sede provinciale. I materiali dei Conventi sono di vario tipo. Innanzitutto le raccolte degli Ordini e delle Memorie del Convento, in special modo i resoconti dei Capitoli Conventuali con le relative deliberazioni, i resoconti delle Sacre Visite, i Rendiconti morali -una relazione periodica del Guardiano al  Provinciale sull’andamento umano e religioso della comunità e sul rispetto delle Costituzioni-. Anche dell’ attività pastorale resta traccia, sebbene parziale, nei documenti dei Conventi. Come è ovvio l’opera di apostolato dei frati è più difficilmente registrata su materiale scritto: ci restano tuttavia notizie sulle Confraternite, sulle solennità religiose, sui predicatori e sui cicli di predicazione,  sulle concessioni pontificie di facoltà liturgiche e di indulgenze.  Una parte non trascurabile della documentazione di ogni convento è costituita da materiali ed atti amministrativi. Questi ultimi si possono incontrare sotto forma di inventari dei beni, libri delle entrate ed uscite, rendiconti economici periodici inviati al P. Provinciale, preventivi e capitolati per lavori e restauri, raccolte di fatture e ricevute, conti dei poderi, tasse e contributi, rogiti notarili per lasciti o compravendite, cause e controversie civili. Un posto separato spetta alla documentazione relativa alla gestione economica delle chiese, cioè ai resoconti contabili cosiddetti di ‘sagrestia’:  libri di entrate ed uscite, donazioni, legati ed altri obblighi liturgici, patronati, Messe ed elemosine.
Volendo chiudere questa breve presentazione con un caso concreto, si potrebbe richiamare l’attenzione sulla interessante mole di documenti riguardante le già citate soppressioni. Rammentiamo che Pietro Leopoldo, al momento del suo drammatico intervento legislativo, trova 39 Conventi attivi: di questi ne chiude 16. Infatti al momento dell’edizione di Etruria Francescana (1797) erano solo 23 i Conventi che Padre Nicola Papini segnala come esistenti. La soppressione napoleonica, di circa un decennio dopo, li sopprime tutti. Si salvano solo Cortona e Sansepolcro, il primo perché vi era annessa la Cura dell’Ospedale Civico, il secondo perché parrocchia: ma i frati che vi rimangono sono ridotti, praticamente, allo stato di clero secolare. Ricostituita negli anni 1814-1819 la Provincia riesce a ripristinare faticosamente solo 10 famiglie religiose. Dopo l’ulteriore soppressione, quella dei Savoia, i Conventi  si riducono a 8:  Santa Croce, San Francesco in San Miniato,  San Francesco a Siena, San Francesco a Colle Val d’Elsa, San Francesco ad Arezzo, San Francesco a Pisa, San Francesco a Cortona, San Francesco a Sansepolcro.
L’elenco delle sedi di Conventi soppressi in tutte queste disposizioni è lungo e doloroso: Pescia, Prato, Lucca, Volterra, Montepulciano, Montalcino, Chiusi, Grosseto, Figline, Pienza, Massa Marittima, Borghetto (presso Firenze), Carmignano (il primo dell’Ordine in Toscana), Castiglion Fiorentino, Asciano, Borgo S. Lorenzo, Lucignano, Montevarchi, Radicofani, Foiano. Il Convento di Santa Croce, per fare un esempio, dopo la soppressione leopoldina viene trasformato in buona parte in caserma di Cavalleria. Di tutte queste vicende si trova vivida testimonianza nei documenti di questo Archivio. Lungi dall’essere delle ‘morte carte’, come spesso si dice,  i documenti che ci sono giunti ci rendono ‘vivi e vibranti’ i sentimenti di quelle comunità di frati. Due lettere, fra le molte, ci aiuteranno a percepire come fosse oggi quelle lontane traumatiche vicissitudini. La prima è una testimonianza ‘a caldo’, scritta proprio mentre  arrivano  i decreti di soppressione ed i frati debbono abbandonare i loro Conventi. La seconda ci riporta al disastro trovato nel Convento di  Santa Croce dal Padre Nicola Papini al momentro della riapertura.
Figline 24 Agosto 1786, un padre non identificato ad un confratello del Convento di San Ludovico a Montevarchi.
«Padre Trivellini Reverendissimo. Gli dò nuova come Mercoledì mattina 23 del corrente pervenne nella mani del Padre Provinciale un Biglietto, dove gli significava, che piaceva a Sua Altezza Reale sopprimere il Convento di Montalcino, e l’entrate del medesimo aggregarsi al seminario da erigersi nel medesimo Convento. Dopo a pochi momenti sopraggiunse altro Biglietto nella medesima mattina, piacendo a Sua Altezza Reale sopprimere il Convento di Pisa, e l’entrate del medesimo a disposizione di quel Regio Auditore. Gli individui dell’ uno e dell’ altro Convento anno percetto scudi 10 per il viaggio. Ecco le nuove tutte dalla Religione. Confidino codesti Padri, e si scaldino alla fascina, ma di paglia, che Sua Altezza Reale non abbia intenzione di sopprimere [altri] Conventi. Stiano allegri e risparmino per la cassa non sò di chi; ma la Religione se ne và fino dalle barbe, addio. e ve ne sono ora altri».
Firenze, 15 giugno 1817, Fra Nicola Papini, Vicario Provinciale, al Granduca di Toscana.
«Altezza Imperiale, e Reale. (…) Nove Conventi ci furon restituiti al terminar di Settembre 1816. Il principale è questo di S. Croce. Per anco non ne hamo in possesso di tutto. Mancano l’Orto, ed il quartiere dell’Inquisizione, ora detto la Canonica, assegnati provvisoriamente in sussidio, ed utile all’Opera della Chiesa, e manca l’ala di mezzogiorno, o sia del Corso de’ Tintori, occupata da certi Uffiziali della Cavalleria leggiera. (…) Il restante dopo aver servito fino agli ultimi tempi per Caserma per le Truppe estere, e Toscane, allorchè ci fù consegnato non presentò che uno spettacolo da spaventarci, e farci perdere di Coraggio. Non più porte, non più uscj, non ferramenti, non finestre, non vetri. Le ferriate ancora manimesse, rovinate da’ fondamenti le Cucine, le dispense, le stanze per la legna Carbone e brace, ed il Granajo, e co’ Cementi riempite chiuse affatto le Cantine ed il Pozzo».
Due  parole, infine, sulla fruizione. L’archivio è un patrimonio storico  che la Provincia Toscana dei Frati Minori Conventuali mette a disposizione degli studiosi: innanzitutto degli Storici dell’ Ordine. Ma, naturalmente, anche di tutti i ‘ricercatori’ di storia ecclesiastica, di storia locale o, anche. di storia familiare. Tramite la documentazione qui conservata si potranno infatti svelare le vicende di Conventi, Chiese, comunità religiose, singoli frati. E tramite di essi, sovente, sarà possibile allargare l’orizzonte alle comunità locali,  ai poderi agricoli, agli edifici civili e religiosi; tutti transitati, in qualche modo, nell’antica e gloriosa ‘strada’ del francescanesimo in Toscana. La stessa strada che ha avuto il privilegio di vedere i passi -prima decisi , poi malfermi, di san Francesco d’Assisi.
Dott. Secondino Gatta