Episodi della vita di san Francesco – Cappella Bardi

Primo episodio

Liberazione dalla prigionia

La prima storia, partendo dall’alto a sinistra, rappresenta Francesco liberato dalla prigionia paterna. Tommaso da Celano, Vita prima,  capp. V-VI narra che Pietro di Bernardone, dopo avere tentato con ogni mezzo di mutare i propositi del figlio, lo incatena in un luogo oscuro; dovendosi poi assentare per un viaggio d’affari, affida la custodia del prigioniero alla moglie, che dopo avere teneramente cercato di convincere il figlio, visto inutile ogni discorso, lo libera, esponendosi, al ritorno del marito, ai suoi aspri rimproveri.

L’immagine ha condensato i due momenti: l’arrivo irato del padre e la madre che libera Francesco. La madre è rappresentata con un vestito rosato, simbolo dell’amore caritatevole ed è la vera protagonista dell’episodio, come sottolinea la sua posizione centrale; libera il figlio, con indosso ancora i ricchi panni borghesi, dai lacci paterni (i legami con il mondo materiale) mentre irrompePietro di Bernardone irrompe nella scena cercando di fermare la moglie, ma ormai è troppo tardi. La madre che libera Francesco – già con il nimbo – gli permette, con questo gesto, di dare inizio ad una nuova vita.

Secondo episodio

Rinuncia ai beni

Il racconto prosegue con Francesco che rinuncia ai beni paterni, rappresentati dalla veste prziosa gettata in mezzo ai personaggi, divisi in due gruppi: a sinistra i genitori del santo, a destra il Vescovo, il quale, abbracciando il nudo Francesco, lo copre con il suo mantello. Nella nuova famiglia di spirituale di Francesco vi è anche un diacono con la Bibbia in mano: allusione evidente all’invito evangelico di abbandonare ogni cosa per  seguire il Cristo. Francesco appartiete ormai ad un’altra famiglia, la famiglia della Chiesa che lo copre, lo abbraccia. La presenza della madre (non nominata nel testo del Celano) allude al bisogno che Francesco ha (all’inizio della sua conversione) dell’amore materno per essere sciolto dai legami terreni.

Terzo episodio

Scelta dell’abito

Anche la terza scena si svolge intorno ad un indumento, posto al centro, perché il cambio dell’abito è un emblema, cioè una raffigurazione simbolica di metamorfosi interiore. Ecco dunque il saio a forma di croce creato da Francesco (a destra vestito ancora da eremita), il quale lo indica (con il lungo bastone, tipico dell’eremita) al Vescovo e al Diacono (a sinistra) che appaiono meravigliati da tanta essenziale semplicità.

Francesco, scoperta la sua vocazione, depone l’abito eremitico i cui segni di identificazione sono il bastone, i calzari e la cintura e indossa un abito semplice (a forma di croce) per non essere inquadrato in una categoria sociale, circondata di stima, quella cioè degli eremiti (Cfr – Th. Desbonnete, De l’intuition à l’istitution. Les Franciscanes). In una società molto gerarchizzata, nella quale ognuno ha uno statuto preciso, Francesco mostra di voler essere tra coloro che non hanno statuto.

San Bonaventura racconta che il Vescovo di Assisi offrì a Francesco il mantello povero e vile di un contadino servo del Vescovo. Francesco, ricevendolo,  con gratitudine, con un mattone che gli capitò sottomano vi segno sopra di proprio pugno il segno della croce.

Il pittore presenta la dismissione degli abiti da eremita e la scelta del nuovo saio, in due scene: Qui Francesco addita  con il lungo bastone eremitico la sagoma del saio a forma di croce e attua la sua decisione davanti al vescovo, perché il suo gesto sia pprovato dalla superiore autorità ecclesiastica. Nella scena successiva, completa il cambiamento togliendosi i calzari, per andare,d’ora in poi,. scalzo.

Quarto episodio

Ascolto della lettura del vangelo

Il Celano racconta che il giorno della festa di San Luca, 12 ottobre 1208, Francescco sentì leggere il passo della vangelo di Luca nel quale Gesù invia i suoi discepoli a predicare.E’ il momento della sua conversione.  Il pittore ritrae il sacerdote che dall’altare mostra a Francesco inginocchiato (già con un piede nudo) il libro aperto su cui si può letter sequentia sanchi evangelii secondun Lucam

L’altare e il celebrante sono al centro della scena, a sinistra vi sono il diacono e un chierichetto che si inchinano verso di lui; a destra vi è Francesco inginocchiato mentre si toglie i calzari. Il passo del vangelo (Lc 10, 3-4), così recita: “Andate: ecco io vi m,ando come agnelli in mezzo ai pupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali”. Da quell’stante Francesco iniziarà a fare penitenza, predicando il Regno di Dio.

Quinto episodio

Approvazione della Regola

Oserviamo Francesco ritratto due volte: a sinistra illustra (gesticolando) al Papa la sua Rogola (libro tenuto in mano dal solito dicono), poi il Poverello (al centro della scena come protagonista) che, inginocchiato giura fedetà al papa InnocenzoIII, che – a destra, sedduto in trono, osservato tra tre Vescovi – lo benedice.

Francesco, ormai scalzo e con la barba, vestito con il saio e il cingolo, appoggia le sue mani sul grosso libro (certo il Vangelo)n fondamento della Regola che anche il Pontefice tiene. Tramite fra il Papa e Francesco è appunto il vangelo sul quale si fondano le parole che pontefice che cita un versetto di Luca): “Benedisse il santo Francesco e i suoi frati, e disse loro: Andate con il Signore, fratelli…, predicate a tutti la penitenza”. Francesco, dunque, riceve la conferma della sua vocazione e missione nella chiesa.

Sesto episodio

Il Natale di Greccio

Interrompendo l’ordine cronologico il pittore ci presenta l’istituzione del presepio. Due furno i grandi amore di Francesco per Cristo Gesù, Figlio del Padre celeste: la sua incarnazione e la sua passione e morte in croce.

Qui, in primo piano notiamo il bambino Gesù nella mangiatoia, il quale – messo al centro -, ha un ruolo di assoluta preminenza. Sempre al centro, ma dietro il bue e l’asinello, notiamo il sacerdote allo altare, circondato da un gruppo di religiosi (a sinistra) e vari laici (a destra) che ascoltano Francesco (a destra, vestito da Diacono), che legge la lode angelica (Lc 2,14): “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terrà agli uomini di buona volontà”.

Tommaso da Celano narrà come Francesco vuole “rappresentare (momoriam agere) il Bambino nato a Betlemme come se in qualche modo vedessi i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cosenecessarie ad un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra i bue e l’asinello” (Vita Prima, cap XXX, 84, 63). “La sua mente – prosegue il Celano – era occupata soprattutto dall’umiltà dell’Incarnazione e dalla carità della Passione, e non voleva pressoché pensare ad altro”.

Nei precedenti episodi, Francesco si mostra estramamente ossequiente alla gerarchia ecclesistica, addirittura inginicchiato (Lettura del vamgelo e Approvazione della Regola), nel Natale di Greccio è in posizione defilata, stretto nel gruppo dei laici e, solo la veste diaconale, lo stacca dai laici

Settimo episodio

Predicazione agli uccelli

La tavola prosegue nel mostrare la puntuale attuazione del proposito del santo: egli predica a tutti:m agli uccelli e agli infedeli.

Dopo la predica nella notte di Natale, il santo rivolge la sua sollecitudine e la sua parola perfino agli uccelli, poiché “era uomo pieno di ardente fervore e nutriva grande pietà e tenero amore anche per le creature inferiori e irrazionali”

Tomaso da Celano enumera le specie di uccelli che ascoltano la predica del santo: “Erano raccolti insiem moltissimi uccelli d’ogni specie, colombe, cornacchie e monachine”. Spesso nella letteratura medievale, le varie categorie di uccelli stanno ad indicare stati diversi della società; ad esempio, gli uccelli da preda, strumento di caccia per i signori, ne sono spesso il simbolo (cfr. F. Cardini, Federico II e il De arte venandi cum avibus in Politicae Cultura dell’Italia di Federico II”, Pisa 1986).

La predica di Francesco è diretta a chi occupa il gradino più basso della piramide sociale, ai lavoratori manuali. Emarginati, come gli agricoltori, sono però anche i poveri con cui spesso si confondono, i deboli, i sottomessi e gli indifesi.

Gli  uccelli sono anche il ritratto dei frati minori, che pur nello stato di precarietà e indigenza, senza fissa dimora, non sono preoccupati del domani, ma confidano nella Provvidenza, sollecita verso ogni creatura.

La predica agli uccelli – come sottolinea Chiara Frugoni – può e deve essere letta a vari livelli e secondo diverse prospettive.

Prima manifestazione della santità di Francesco – il dominio sulle creature irrazionali – è anche l’annuncio della missione del santo e l’esposizione della sua Regola; per i destinatari della predica è invece il ritratto del vero frate minore che condivide con il povero, con l’umile lavoratore, una vita disagiata e difficile.

Ottavo episodio

Predica agli infedeli

Con l’esatto schema della predica agli uccelli, il pittore descrive l’arrivo di Francesco in Terra santa e la predica agli infedeli (mussulmani): messaggio di riconciliazione e di pace diretto a chiunque e dovunque, in special modo nei luoghi dove visse il Cristo. Non soltanto fra i cristiani, Francesco e i suoi compagni sparsero la Parola di Dio e la , ma anche raggiungendo i paesi dei “pagani” resero testimonianza alla verità del vamgelo. Di fronte alla cristianità in armi che solo con la forza pensa di riscattare i luoghi santi, di fronte alla Chiesa che chiude il dialogo con la violenza e la morte (è tempo d crociate), Francesco varca il mare decisio anche ad affrontare il martirio pur di provare a convertire: con l’esempio, inannzi tutto, mostrandosi uomi di pace ed umilissimo.

Francesco predica con grande fervore, ten endo ben aperto il libro del vangelo, davanti ad un uditorio convinto e attento, nel quale spicca il Sultano in trono. Uomini e donne – come osserva Chiara Frugoni – sono stati dipinti con i volti esageratamente grandi rispetto a quelli del santo e dei compagni; questa sproporzione sembra voluta per rendere evidente espressioni particolarmente concentrate e intense (visto il poco spazio).

Nono episodio

Predica con l’esempio – I

Nella parte inferiore dell’icona, i quadretti sono da considerare appaiati tra loro (sopra e sotto) e abbinati (destra sinistra).

L’amore per la pace e il soccorso ai deboli sono insegnamenti che si trovano anche nelle raffigurazioni a fianco delle due suddette prediche: la separazione della mite pecorella dai capri, in questa scena, ha certamente un riferimento evangelico (Lc 10,3; Mt 25,32).

Questa scena è narrata da Tommaso da Celano Vita prima, cap. XXVIII, 77 s.). Mentre Francesco percorreva la Marca anconetana, incontra un gregge di capre e di capri fra i quali spicca solitaria una pecorella. Subito Francesco ha preso da pietà: la vita di quella pecorella gli ricorda il racconto del Giudizio universale, nella metafora del pastore che separa le pecore dai capri (Mt. 25, 32) e allegoricamente la figura di Cristo.

Decimo episodio

Predicazione con l’esempio – II

L’invito evangelico a disfarsi di tutto, si concretizza in questascena, dove protagonisti sono ancora due agnellini. Francesco, seguito da un compagno, incontra un uomo che sta portando sl mercato, appesi e legati ad un bastone he tiene sulle spalle, due agnellini per essere macellati. Allora, Francesco, si disfa del prezioso mantello e libera i due agnelli. Nel dialogo e nella trattativa i due dialoganti sono tenuti divisi dall’ampio mantello svolazzante che occupa da protagonista la scena, sottolineando così l’assoluto disprezzo di Francesco per le cose e la sollecitudine verso i poveri. Francesco aveva accettato quel mantello, come già tante altre volte, solo giurando di ricoprire il primo povero che avesse incontrato. La medesima sollecitudine Francesco – sottolinea Tommaso da Celano – ha però per qualsiasi creatura “non solo per gli uomini provati dal bisogno, ma anche per gli animali senza favella, per i rettili, gli uccelli e tutte le creature sensibili ed insensibili”.

Undicesimo episodio

L’estrema rinuncia

Ci troviamo ancora di fronte ad una scena di spoliazione. Francesco si è appena tolto la tunica che fluttua nell’aria, siede mezzo nudo e tremante per il freddo, fra due gruppi di cittadini che accennano a gesti di composta meraviglia.

L’episodio – secondo Tommaso da Celano – ebbe luogo in Assisi: il santo che era stato molto malato, aveva mangiato un po’ di carne di pollo durante la quaresima; appena stette un po’ meglio, arrivato alle porte della citta, chiese ad un compagno di legargli una corda al collo e di portarlo in giro come fosse un ladrone. Il frate aveva l’ordine di gridare: “gardate il ghiottone che è rimpinzato di carne di gallina senza che voi lo sapeste” . Nella scena il pittore rappresenta cittadini di rango elevato: a destra alcune matrone con mantello, a sinistra una persona anziana, dunque autorevole,  anch’essa vestita con abito lungo ed un ampio mantello. Al collo di Francesco non c’è la semplice corda del racconto, ma un vistoso anello che lo tiene legato con una lunga catena alla colonna; il compagno  banditore manca. Questa scena, che richiama Cristo legato alla colonna, precede quella delle Stimmate.

L’immagine sembra realizzare una delle più antiche testimonianze riguardo agli inizi dell’Ordine: Giaco da Vitry, dopo avere sottolineato l’estrema umiltà dei frati e il loro amore per la povertà nel seguire i precetti e i consigli della vita evangelica, aggiunge: “rinunciando ad ogni proprietà, rinnegando se stessi, prendendo la loro croce, nudi seguono Cristo nudo. Come Giuseppe depongono il loro mantello e corrono…davanti al volto del Signore”

Dodicesimo episodio

Le Stimmate

Le otto storia, sotto la figura di Francesco, sono come una predella e potrebbero dividersi, per quanto riguarda la biografia del santo, in due gruppi simmetrici di quattro. Predica della autoaccusa, stimmate, apparizione ad Arles e cura dei lebbrosi, costituiscono un insieme, dove l’ekemento comune è l’assimilazione di Francesco a Cristo, in una lunga Passione.

Siamo arrivati a metà racconto agiografico, e – da tale punto in poi – san Francesco assomiglierà sempre più al Cristo. Tommaso da Celano ricorda che la visione del serafino sta a conclusione di una intensa meditazione di Francesco, ansioso di volere conoscere  il volere di Dio: “affinché in modo misericordioso si compisse in lui la volontà del Padre celeste”. Per il primo biografo l’episodio vuole sottolieare nla perfetta adesione al “modello” di vita che Cristo propone nella accettazione totale della sofferenza; egli non pensa ancora, come invece san Bonaventura, a Francesco come alter Christus. Infatti Bonaventura ricorda che “aperto il libro (Vangelo) per tre volte sempre si imbatté nella passione del Signore. Allora l’uomo ripieno di Dio comprese che come aveva imitato Cristo nelle azioni delle sua vita, così doveva essere a lui conforme nelle sofferenze e nei dolori della Passione, prima di passare da questo mondo” (San Bonaventura, Leggenda Maggiore cap. XIII, 2, 616).

Qaundo Francesco vede il serafino – narra Tommaso da Celano – è triste e lieto insieme; dopo l’apparizione, compaiono le stimmate, anticipazione dei dolori che l’attendono. Francesco prega nel gesto dell’orante; il serafino lo guarda intensamente. Tre raggi d’oro illuminano il santo, trapassando il suo corpo. Francesco prega da solo, senza il conforto o la testimonianza dei compagni, presenti, ad esempio, nell’affresco di Giotto, nella Basilica di Assisi.

Tredicesimo episodio

L’apparizione al Capitolo di Arles

Francesco appare ai suoi compagni, quasi a voler partecipare, pur essenso assente, alla vita dei fratelli. Tommaso da Celano racconta di due apparizioni: quella del carro di fuoco e quella al Capitolo di Arles. Mentre Antonio (il futuro santo) sta commentando le parole del Vangelo di Giovanni “Iesus Nazarenus rex Iudeorum”, frate Monaldo vide , sopra la porta della stanza dove erano riuniti i compagni, Francesco sollevato in aria in atteggiamento benedicente.  Nella nostra tavola Antonio è rappresentato secondo una iconografia del tutto inconsueta: un vecchio dalla barba e dai capelli bianchi. Francesco non ha le braccia aperte a ricordare la croce; dal piccolo busto sporge solo la mano nel gesto di Cristo benedicente.

Dal gruppo dei fratiintenti ad ascoltare la predica di Antonio, spiccano due religiosi che, dai gesti e dallo sguardo rivolto in alto, mostrano di essersi accorti della presenza straordinaria di Francesco. Il primo, dalla barba bianca, sarà il ministro Giovanni da Parma; il giovane compagno accanto, che sta già toccando la spalla di un terzo per avvisarlo, è Monaldo. la visione non è riservata solo a Monaldo – secondo il testo del Celano -, ma è allargata a tutti i frati, compreso Antonio.

Quattordicesimo episodio

Cura dei lebbrosi

In questa scena il santo e duplicemente rappresentato: a sinistra tiene in braccio, con amore materno, un malato (Mt 25, 40) e, a destra, mentre si china a pulire le piaghe di un gruppo di lebbrosi (esattamente com Cristo nella scena della lavanda dei piedi ” (Gv 13, 1-20). Dobbiamo , inoltre, porre attenzione al grande drappo bianco che è un riferimento al comando di Dio a Masé: “Parla agli Israeliti e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, fiocchi agli angoli delle loro vesti… quando li guarderete vi ricorderete di tutti i comandi del Signore per metterli in pratica… e sarete santi per il vostro Dio” (Nm 15, 37-41). Ecco perché il panno bianco ha due nodi all’estremità ed ecco perché il panno è legato al ciborio, il quale, posto sopra l’altare, simboleggia la presenza di Dio. Anche il colore rosso non è scelto per caso, ma raffigura l’amore, fondamentale nel Patto di Alleanza. Pertanto il pittore, probabilmente aiutato da un teologo francescano, ha messo in parallelo l’invito al ricordare del Vecchio Testamento con l’esortazione di Cristo: “fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19). Quando fosse importante l’attitudine a ricordare, per i teologi francescani del Duecento, è ben sottolineato dai testi e commenti di filosofia medievale. (Lo studioso Letterio Mauro, esimio studioso di san Bonaventura, elenca le parole chiave della filosofia bonaventuriana, tra cui “memoria” e afferma che essa è una delle facoltà appartenenti alla sfera più alta dell’anima, nella quale si riflette l’immagine di Dio. Attraverso la sua capacità di attualizzare tutte le realtà temporali, passate, presenti e future, essa fornisce una immagine dell’eternità, che consiste appunto in un immutabile presente” (L. Mauro, Bonaventura da Bagnoregio. Itinerario dell’anima a Dio, Bompiani, Milano 2002, p. 169)

Quindicesimo episodio

Morte di san Francesco

Conclusi questi otto episodi, collocati nella parte terminale della tavola, si comincia ora a risalire, nella parte destra. Vediamo il santo composto sul letto mentre i compagni ceòebrano il rito funebre, alcuni con i ceri accesi, uno con il turibolo, un altro con i paramenti sacerdotali e illibro delle preghiere aprto tra le mani. In cielo gli angeli portano al Padre celeste l’anima di Francesco. Una piccola folla di uomini e donne, storpi e malati, è accorsa ad invocare la guarigione.

Qui il Poverello è ormai un santo taumaturgo conosciuto. Tanto è vero che – durante la cerimonia funebre ad Assisi – vari paraliti già di accalcano al suo feretro. Ce lo ricorda anche san Bonaventura, riferendoci come Francesco fosse “reso da Dio mirabilmente famoso nella vita, incomparabilmente più famoso nella morte” (Leg M. XV, 1).

Nelle tavole precedenti a quella Bardi, dopo la morte di san Francesco inizia la sequanza della rappresentazione dei miracoli, scelti, nella tradizione iconografica, secondo un modello fisso di quattro: la bambina da collo torto, che messa sotto la tomba del santo gurisce immediatamente; seguono la guarigione degli indemoniati; poi quella degli storpi e infine la guarigione di Bartolomea da Narni, paralito, guarito in una piscina dove si era recato per ordine del santo. I primi due miracoli, nella nostra tavola sono illustratai nella scena seguente.

Sedicesimo episodio

I miracoli alla tomba

Qui vengono illutrati due miracoli: la guarigione di una bambina malformata nel collo (in un primo tempo posta accanto alla tomba di Francesco, poi la scorgiamo – risanata – che si allontana insieme alla ,madre). Il secondo miracolo presenta la libera-zione di una indemoniata (in camicia da notte bianca), accompagnata e trattenuta da un medico (incapace di curarla e riconoscibile dal suo tipo abito rosso, con la fodera di ermellino). Si distinguono con facilità tre diavoletti neri nel momento in cui fuoriescono dalla bocca dell’indemoniata Tali fatti sono ambientati ad Assisi, nella chiesa di san Giorgio, dove il santo riposò (dal 1226 al 1230) fintantanto che non fu ultimato il suo sepolcro definitivo. Qui l’arca del Poverelle appare sollevata da terra, per mezzo di quattro zampe, come fosse una cassapanca. L’accento viene messo sul perdurare della santità,  di Francesco, dalla vita al cielo, là dove il santo sta salendo.

Diciassettesimo episodio

Canonizzazione di san Francesco

Ancora salendo troviamo la canonizzazione ufficiale di Francesco. A destra il Papa, circondato da prelati, benedice i francescani, non immediatamen- te riconoscibili perché indossano, sopra il saio, le vesti liturgiche.Il corteo è aperto da due religosi che si differenziano dai compagni.Privi di cappuccio, con calze e scarpe e non a piedi nudi, indossano non la semplice veste bianca degli altri, ma  frati, ma indumenti di stoffa lavorata. Quello più a sinistra tiene un turibolo in mano, l’altro un codice chiuso e definito; rispetto al compagno ha una veste più suntuosa, con ampie maniche . Tommaso da Celano ricorda che al momento della canonizzazione uno dei suddiaconi del pontefice di nome Ottaviano, lesse i miracoli ad alta voce davanti e tutti e che il cardinale Diacono Rainerio ne fece il commento. Sull’altare cui si appoggia il pontefice sono sparsi alcuni oggetti liturgici; oltre il messale chiuso ve n’è un altro aperto, il discorso della canonizzazione presumibilmente – osserva Chiara Frugoni -.

Diciottesimo episodio

Lo scampato naufragio

Questo e l’episodio successivo sono dedicati alla stessa vicenda: alcuni marinai anconetani, sorpresi da una tempesta, invocano san francesco e si salvano. Miracolo di cui la tavola Bardi è l’unica attestazione conosciuta. Questo episodio mostra Francesco sull’imbarcazione. Questo miracolo, dopo la morte, può trovare un parziale riscontro nel  Trattato dei miracoli di Tommaso da Celano. Ai marinai, che invocano Francesco, appare una grande luce che calma ilmare. Qui, invece il pittore ha rappresentato Francesco nell’atto di benedire e rassicurare i marinai dentro la barca.;probabilmente il pittore ha voluto sostituire la luce (difficilmente rappresentabile) con la figura di Francesco

Diaciannovesimo episodio

I marinai ringraziano Francesco

Vediamo i marinai in atteggiamento di penitenti, scalzi e a torso nudo e capo scoperto con una corda al collo, mentre sfilano portando all’altare un grosso cero ciascuno.

San Francesco accoglie i marinai e il loro gesto, mentre un frate, dietro di lui, eleva al cielo le mani in segno di invocazione e di lode.

 

Ventesimo episodio

Guarigione del paralitico Bartolomeo da Narni

La storia di san Francesco si conclude con uno dei quattro miracoli che hanno determinato la canoniz-zione di Francesco: la guarigione del paralito Bartolomeo da Narmi, il quale – dopo essere stato guarito – se ne va via, senza dover usare le stampelle. Francesco è ritratto nel gesto di toccare il piede del paralitico. Nel gesto caritatevole – san Francesco è chinato – di liberare un povero dalla sua malattia, vediamo l’amore e la carità che Francesco ha sempre dimostrato nei confronti di tutti, soprattutto dei poveri e sofferenti.

Forse ci si può meravigliare – come osserva Chiara Frugoni che la tavola di santa Croce , nella sua impaginazione, non segue un andamento cronologico. Ma tuttavia un invito a guardare oltre i singoli episodi e coglierne tutto lo spessore della santità di Francesco. Per questo il cartiglio, al centro e in alto alla nostra tavola, invita a seguire dogmata vitae di Francesco, allo stesso modo in cui Dio aveva additato agli astenti il suo Figlio prediletto. I compagni (e noi) avvertono, però,  che la similitudine di Francesco a cristo non è semplicemente nel fatto specifico delle stimmate, ma nella realtà di vita, nel suo modo di essere vicino a Cristo, che è poi la sua disponibilità e comprensione di fronte al dolore umano, alla sofferenza, alla povertà. Il ritratto di Francesco, quale emerge dalle storie che circondano la sua figura, collimi con i ricordi dei suoi orimi compagni.